Week 13 recap: Broncos @ Chargers

Come ampiamente pronosticabile, i San Diego Chargers cadono in casa contro i Denver Broncos con il punteggio di 17-3. Dopo il primo anno di McCoy in panchina, in cui siamo riusciti a vincere 4 dei 6 scontri divisionali previsti in stagione, la squadra è 2-7 negli ultimi due anni, con ottime probabilità di finire 2-10, viste le tre trasferte che ci aspettano – in ordine – a Kansas City, Oakland e Denver. Davvero pochi spunti di interesse se non che, stranamente, è stata la difesa a tenerci a galla, avendo concesso solo 10 punti agli avversari, che ne hanno aggiunti altri sette grazie ad un intercetto di Danny Trevathan per il momentaneo 14-0. É la quinta pick six stagionale per Rivers (intercetto ritornato in endzone), che ha il poco invidiabile primato di questa classifica. Rivers che, ancora una volta, non è stato protetto a dovere da una linea da cui mancavano Dunlap e Fluker (in partita poi si è infortunato anche Barksdale), per di più contro uno dei migliori front seven della Lega. I Broncos sono l’unica squadra a tenere i QB avversari sotto le 200 yard di media, e anche se Rivers ne ha guadagnate 202, queste sono arrivate con un 51% di completi (18/31), un 57.1% di passer rating, il più basso dell’anno, un intercetto e anche 11 colpi subiti da parte del QB, che non ha quasi mai avuto tempo per trovare i suoi ricevitori. Reparto ricevitori che nel primo quarto ha perso un altro pezzo, Dontrelle Inman, finito ko per un colpo al collo che lo ha costretto ad uscire imbragato e in barella: fortunatamente, gli esami hanno dato esito negativo, e il giocatore è considerato “day-to-day”, un mezzo miracolo viste le condizioni in cui è stato portato via dal campo. Abbiamo visto un Melvin Gordon da 12 portate per 55 yard (4.6 di media), che però ha perso ancora due palloni, l’ultimo dei quali gli è costato la panchina punitiva a favore di Woodhead e anche Donald Brown, che comunque non ha giocato una discreta partita pur se in un numero ridotto di snap. Come dicevamo, è la difesa ad aver tenuto in piedi la baracca, grazie ad un’altra ottima prestazione di Denzel Perryman come leading tackler di squadra con 10 placcaggi e di Jason Verrett, che ha tolto dalla partita Emmanuel Sanders finendo anche con un intercetto, causato dalla pressione portata dalla linea in faccia a Brock Osweiler. Non c’è più nient’altro da dire, se non che quella allenata da Wade Phillips è la difesa migliore della NFL, e si è ampiamente visto domenica.
Siccome però, purtroppo o per fortuna, dobbiamo già guardare oltre la stagione, è notizia di domenica il rinnovo del contratto al GM Tom Telesco, che aveva comunque un ulteriore anno di contratto. Rinnovo che sorprende ma non molto. Se il coaching staff è di livello mediocre, è altrettanto vero che la squadra l’ha costruita proprio Telesco. Spanos, owner dei Chargers, però è da sempre stato dalla parte dei dirigenti piuttosto che da quella dei coach, avendo già provveduto a licenziare il coach prima ancora che il GM in caso di fallimenti di squadra: non ultimo il caso più eclatante, quello di Marty Schottenheimer, in rotta di collisione con il GM AJ Smith, e licenziato dopo una stagione da 14 vittorie e 2 sconfitte. Tutto molto Chargers, lo so. Se dovessi dare un voto al lavoro di Telesco in questi tre anni, gli darei una sufficienza, nel senso che grazie a lui sono arrivati tanti buoni/ottimi giocatori, così come anche svariati, grossi, errori di valutazione, in sede di free agency, rinnovo del contratto e draft. I primi giocatori che mi vengono in mente e che fanno parte del primo gruppo sono Verrett, Keenan Allen, Woodhead, Perryman, Dunlap, e anche altri. Ma come scordare Derek Cox, o il rinnovo di Donald Butler, le scelte discutibili al draft dei vari Watt, Mager, Gordon (su cui comunque la giuria sta ancora deliberando, essendo il giocatore un rookie), e altre mosse che al momento appaiono errate, e solo il tempo dirà se le cose cambieranno o meno – vedi il rinnovo di Flowers e la presa via free agency di Franklin. Per questi motivi, rinnovare il contratto a scatola chiusa appare una assurdità, non perché non abbia fatto buone mosse, ma perché quelle buone sono alternate ad altrettante meno buone: e, più semplicemente, la squadra allo stato attuale delle cose fa schifo, di conseguenza il general manager ha le sue colpe. Telesco e McCoy, inoltre, sono legati tra loro e, benché al coach non sia ancora stato offerto il rinnovo (e vorrei anche vedere), come ha ammesso lui stesso, ora stanno circolando voci su una possibile riconferma di McCoy con nuovi assistenti.
Le ultime quattro partite serviranno a Telesco per capire chi confermare e chi no, compatibilmente con la situazione salariale, chi farà parte del core dei nuovi Chargers. Perché arrivati a questo punto, l’unica cosa da fare è tapparsi il naso, fare un bel ripulisti, e ripartire (di nuovo) da capo. Possibilmente senza McCoy.